Eventi Speciali
Eventi Speciali 3° appuntamento (3 marzo 2014)
Room 237
il grande mistero di Shining !!!
Rodney Ascher, USA,2012, 102’
Il documentario che smonta pezzo per pezzo il film di Kubrick cercando indizi a sostegno di varie teorie: dall'Olocausto al genocidio degli indiani all'allunaggio.
Girato nel 2012 dal regista statunitense Rodney Ascher racconta dei simboli, dei significati nascosti e delle tante teorie che sono state sviluppate sul film di Stanley Kubrick Shining. Room 237 (il cui titolo si ispira alla camera intoccabile dell’albergo dove è ambientato il film) era stato selezionato per un’anteprima mondiale nel 2011 al Sundance Film Festival, è stato presentato lo scorso anno al Festival di Cannes nella sezione “Quinzaine des Realisateurs” ed in questi giorni al New York Film Festival.
L’idea del documentario è nata da un’“ossessione” del regista per il film di Kubrick. «Shining lascia un segno duraturo negli spettatori. Quando ho visto un articolo che spiegava una strana teoria sul film mi è venuta l’idea di questo documentario, e ora ogni nuova teoria mi fa vedere il film con occhi nuovi, come se avessi avuto accesso ad una sorta di conoscenza proibita». Prima di Room 237, Rodney Ascher ha girato molti cortometraggi indipendenti, delle pubblicità per la televisione e alcuni video musicali.
Shining è un film di Stanley Kubrick del 1980 con Jack Nicholson nel ruolo dello scrittore Jack Torrance, al quale viene chiesto di fare da guardiano invernale a un hotel deserto, l’Overlook, con la moglie (interpretata da Shelley Duvall) ed il figlio (Danny Lloyd). In quello stesso luogo, anni prima, un uomo era impazzito ed aveva sterminato la sua famiglia. Contro i fatti che rischiano di ripetersi (quando Danny trova la stanza 237 aperta ed entra, la follia del padre esplode), contro le apparizioni e le leggi del tempo e dello spazio che sembrano scardinate, il bambino si difende con le proprie doti extrasensoriali (lo “shining”, appunto, o “luccicanza”).Il film è tratto da un libro di Stephen King che non si dichiarò soddisfatto di come Kubrick lo realizzò e che decise quindi di sceneggiarlo personalmente per una nuova versione nel 1997 (che ebbe ben poco successo e che venne presentata in Italia con il titolo Una splendida festa di morte). Una curiosità: l’equivalente italiano del proverbio che Jack Torrance continua a scrivere è stato scelto dallo stesso Kubrick (“Il mattino ha l’oro in bocca” era in originale “All work and no play makes Jack a dull boy”).
Il documentario di Asher utilizza molte scene originali del film di Kubrick (replicate, rallentate, viste al contrario, smontate) accompagnate dal racconto fuori campo di cinque uomini che spiegano le loro teorie interpretative. Secondo il reporter Bill Blakemore si tratterebbe di un film sul genocidio degli indiani d’America, per un altro intervistato racconterebbe invece l’Olocausto, per un altro ancora nasconderebbe una confessione dello stesso Kubrick sul falso allunaggio dell’Apollo 11.L’unico intervento diretto di Ascher è nel finale del documentario quando ad uno degli intervistati chiede perché Kubrick avrebbe dovuto occultare dei simboli così misteriosi nel film. E lui risponde: «Per aprire delle porte. O per intrappolare persone come me. Sono incastrato dentro Shining da sempre».
Quello che non torna… Il film conterrebbe molti misteri, a partire da inserti occulti e dettagli che appaiono nell’inquadratura e velocemente scompaiono. Il viso di Stanley Kubrick tra le nuvole, un’erezione, un adesivo con uno dei sette nani (Pisolo) attaccato alla porta di Danny che è presente in una scena, ma assente in quella dopo. E molti particolari o “imprecisioni” (che non possono essere casuali) come,per esempio, alcuni spostamenti nell’hotel che nella ricostruzione della piantina non corrisponderebbero alla realtà. Il film parlerebbe del genocidio degli indiani d’America (l’Overlook Hotel sarebbe stato ricostruito su un cimitero indiano e le lattine di cibo nella cella frigorifera in cui Jack Nicholson si trova chiuso hanno sull’etichetta un indiano e la scritta “Calumet”). Oppure dell’Olocausto: Nicholson utilizza una macchina da scrivere tedesca, in una scena in cui è vestito in smoking comparirebbe un uomo con i baffetti (Hitler), la Seconda guerra mondiale sarebbe costantemente presente nel numero 42, cifra ricorrente nel film. Secondo un’altra interpretazione, forse la più celebre, il documentario conterrebbe una confessione di Kubrick, accusato da molte teorie complottistiche, mai provate e più volte smentite, di avere girato in studio l’allunaggio dell’Apollo 11 nel 1969 su incarico del governo americano. Le continue liti tra Jack Torrance e la moglie sul lavoro di lui rappresenterebbero le giustificazioni di Kubrick sul motivo dell’obbedienza agli ordini del governo; la stanza 237 sarebbe in realtà la stanza della luna (Moon Room) e la moquette del pavimento riprenderebbe la geometria della base da cui è partito l’Apollo 11.
Vi abbiamo incuriositi abbastanza!?! Dunque non mancate assolutamente, Kubrick è tra noi!!!
Il film sarà preceduto da una conversazione introduttiva
di Ugo G.Caruso
Eventi Speciali 4° appuntamento (10 marzo 2014)
H 21.00 Lunedì10 marzo ‘014
Serata evento per
Alain Resnais(1922-2014)
L’alchimista della Nouvelle Vague…
Cuori
Regia: A.Resnais,
Titolo originale Coeurs,
Fr/It, 2006, 120’,
Soggetto: A.Ayckbourn,
Sceneggiatura: J.M.Ribes,
Fotografia: E.Gautier,
Interpreti: S.Azèma, A.Dussollier, I.Carrè, P.Arditi, L.Morante, L.Wilson
- 63ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia: Leone d'argento,
Premio Pasinetti (Laura Morante)
In occasione della scomparsa del grande maestro della Nouvelle Vague francese Alain Resnais (1922-2014), Alphaville Cineclub e Patrizia Salvatori dedicano la serata evento di lunedì 10 marzo prossimo ad uno dei suoi lavori più significativi in seno ad un percorso cinematografico davvero unico di sperimentazione ed universalità ‘proustiana’.
Nicole sta cercando un appartamento per un futuro matrimonio con Dan, il quale è stato di recente radiato dall'esercito ed è senza lavoro. L'agente immobiliare è l'anziano Thierry il quale è segretamente innamorato della religiosissima collega Charlotte la quale gli presta cassette di programmi cattolici al cui termine compaiono lunghe riprese di lei che si spoglia. Charlotte di sera fa la badante al vecchio e satirico genitore di Lionel che fa il barista in un locale di cui Dan è un assiduo frequentatore e in cui dà un appuntamento al buio a Gaëlle, sorella di Thierry.
Ancora una volta il Maestro Resnais affronta con il tocco che gli è proprio un nuovo (per lui) modo di fare cinema. Si tratta di teatro di un grande autore come Alan Ayckbourn che gli dà un copione da palcoscenico londinese su cui Resnais interviene da par suo.
"Le relazioni tra i protagonisti mi fanno pensare alla tela di un ragno drappeggiata tra due cespugli di ginestra spinosa e ricoperta dalla rugiada della notte. Thierry, Charlotte, Gaëlle, Dan, Nicole, Lionel e Arthur sono come insetti, che lottano per sfuggire alla trappola. Ogni volta che uno di loro si muove, lo spostamento si fa sentire anche altrove sulla tela, su qualcuno che tuttavia può non avere nessun legame con chi si è mosso per primo" afferma il regista. Resnais riesce nel miracolo di intervenire su un testo altrui conservandone intatto il fil rouge narrativo ma innervandolo al contempo di tutte le tematiche che da sempre percorrono il suo cinema. A partire dal baluginio di una possibile neve che faceva da interpunzione con forte significanza in L'amour à mort e qui diventa la neve 'vera' che cade inarrestabile sulla Parigi che fa da sfondo, con la sua Tour Eiffel immersa nelle nubi , alla vicenda. Mentre ci consente di entrare, a poco a poco, nelle vite di uomini e donne alla ricerca di qualcuno che colmi un vuoto enorme dissimulato dalle convenzioni sociali, Resnais riesce ad affrontare temi ancora più alti come quello del rapporto dell'uomo con la fede e, soprattutto, con un aldilà la cui parte 'infernale' molto probabilmente (e sartrianamente) sta in un aldiquà che ci costruiamo quotidianamente con le nostre mani. La levità del narrare (anche concedendo ampio spazio a un sorriso quasi sempre venato di malessere) gli consente un progressivo approfondimento dei temi al punto di lasciarci con una 'fine' che sembra davvero 'chiudere' le vite dei protagonisti in un mondo in cui nevica su cuori che vorrebbero uscire da quell'inverno in cui Sautet aveva chiuso un altro personaggio indimenticabile del cinema francese. Non è un caso che il titolo che Resnais dà al film sia proprio Coeurs. Font Giancarlo Zappoli
«È probabile che noi moriremo senza esserci mai più rivisti». «È probabile, sì. Salvo forse un giorno, la guerra». In questo arido e malinconico scambio di battute c'è tutta la Nouvelle Vague. Avviene fra un architetto giapponese ed un'attrice francese al termine di un'imprevista e travolgente notte di passione. Entrambi hanno alle spalle una storia terribile. Entrambi sono sopravvissuti alla guerra e cercano riparo nel conforto emotivo di uno sconosciuto. Entrambi scopriranno un'amara verità. Il film è Hiroshima non amor, opera più celebrata del regista francese Alain Resnais, morto pochi giorni fa a Parigi all'età di 91 anni. Resnais ha scritto e diretto la storia del cinema, creando un linguaggio non dissimile dal nostro neorealismo: la volontà di testimoniare in tempo reale l'immediatezza del divenire, la realtà che prende vita, il disincanto, la disillusione, le speranze infrante. Per la prima volta, la macchina da presa guarda la realtà e abbandona gli scenari di cartapesta. I film che fanno parte della Nouvelle Vague sono girati con mezzi di fortuna, nelle strade, negli appartamenti. Diventano il diario intimo di una nuova generazione (vi ricorda qualcosa?). Resnais ha girato venti lungometraggi e moltissimi corti. I suoi ultimi film sono Vous n'avez encore rien vu (2012) e Aimer, boire et chanter, presentato e premiato all'ultimo Festival di Berlino come film anticipatore di nuove narrazioni per il futuro in movimento. Prima ancora che un regista, Resnais era un teorico del cinema ed il visionario di un mondo che viviamo ancora oggi. Font Vanity Fair
Adieu, maestro!
Introduzione e commento a cura e con Patrizia Salvatori
Eventi Speciali 5° appuntamento (4 novembre 2014)
H 21.00 Martedì 4 novembre ‘014
Alphaville presenta
Serata evento per
Pietro Germi(1914-1974)
Un giovane uomo all’antica…
Pietro Germi (1914-1974), regista ed interprete capace di emozionare le platee internazionali regalando trasporto emotivo e sorrisi anche all’interno della stessa storia cinematografica e per questo e non solo ampiamente incompreso dalla critica e dalla società civile dell’epoca, Alphaville Cineclub e Patrizia Salvatori dedicano la serata evento di martedì 4 novembre prossimo ad uno dei suoi lavori più discussi appunto dalla critica, amato tuttavia in modo viscerale e compatto dal pubblico dell’epoca che affollò le sale per non perdere la visione di una storia italiana davvero emblematica.
Appunti - Regista e attore cinematografico italiano (Genova 1914 - Roma 1974). Nell'immediato dopoguerra fece proprie alcune istanze del neorealismo, o con storie a forti tinte e di presa popolare (Il testimone, 1946) o affrontando problemi di ampia portata (la mafia in In nome della legge, 1949; l'emigrazione in Il cammino della speranza, 1950), anche se spesso l'impianto era schematico, lo sviluppo convenzionale (come in Gioventù perduta, 1947). Ai toni alti si mescolava sempre una notevole dose di sentimentalismo; e quest'ultima vena diede poi luogo a due opere a carattere più intimista (da lui stesso interpretate): Il ferroviere (1956) e L'uomo di paglia (1958). È di quest'epoca la sua cosa migliore, Un maledetto imbroglio (1960), dove, prendendo spunto da Quer pasticciaccio brutto de via Merulana di C. E. Gadda, traccia un efficace ritratto di ambiente. I toni della commedia si increspano nel grottesco di Divorzio all'italiana (1962, il suo maggior successo) e nel successivo Sedotta e abbandonata (1964), in cui già si avverte il rischio della maniera. Dopo il divertimento tutto in superficie di Signore e signori (1965), o il piatto ritratto dell'Immorale (1967), l'impegno civile sembra naufragato nel qualunquismo di Serafino (1968) e Le castagne sono buone (1970). Il suo ultimo film è Alfredo Alfredo (1972); a M. Monicelli aveva lasciato la realizzazione di Amici miei (1975), un progetto sul quale aveva lavorato a lungo.Treccani
Eventi Speciali 6° appuntamento (11 novembre 2014)
H 21.00 Martedì 11 novembre ‘014
Alphaville presenta
Serata evento per
Gian Maria Volontè(1933-1994)
ll più grande attore italiano del suo tempo…
Il sospetto di Citto Maselli
Regia: Francesco Maselli, Fr/It, 1975, 111’
Soggetto: Francesco Maselli
Sceneggiatura: Franco Solinas, Francesco Maselli,
Fotografia: Giulio Albonico
Interpreti: Gian Maria Volontè, Annie Girardot, Renato Salvatori, Felice Andreasi, Gabriele Lavia…
Montaggio: Vincenzo Vertecchi
Musica originale: Giovanna Marini
Colore-Distribuzione: Italnoleggio Cinematografico
Locations: Torino, Milano, Parigi, Roma (Cinecittà)
In occasione del ventennale della scomparsa di Gian Maria Volontè (1933-1994) ‘il più grande attore italiano del suo tempo,’ come ne scrisse ricordandone le superbe interpretazioni il regista Felice Laudadio), Alphaville Cineclub e Patrizia Salvatori dedicano la serata evento di martedì 11 novembre prossimo ad una delle sue interpretazioni più significative in seno ad un percorso cinematografico davvero unico , viscerale e rivoluzionario , realizzato tuttavia attraverso una lavoro attoriale di sottrazione capace di rendere credibili personaggi distanti eppure ugualmente e fortemente reali.
Radiato nel 1932 dai quadri del Partito comunista per aver espresso dissenso nei confronti della linea politica, Emilio due anni dopo chiede al Centro estero di Parigi di essere riammesso. Viene allora sottoposto ad una serie di colloqui con alcuni compagni. Cooptato dal Comitato Centrale, è mandato a Torino con l'incarico di individuare una spia presente nel direttivo locale del Partito. L'Ovra, che aveva seguito passo passo Emilio tra Francia e Italia, imprigiona tutti i compagni del direttivo.
Dichiarazioni
«Ho girato Il sospetto perché in quel periodo, negli anni Settanta, mi interessava raccontare come le divisioni interne alla sinistra avrebbero potuto portarci a una sconfitta. La storia poteva essere ambientata solo a Torino, su questo io e Solinas fummo d'accordo fin dal primo momento. Torino era l'unica città dove la sinistra comunista, anche negli anni più bui del fascismo, ha sempre mantenuto una sua struttura clandestina che operava realmente e che aveva cellule nelle fabbriche. II fascismo lo sapeva e concentrava sulle fabbriche torinesi la sua massima attenzione e, d'altro canto, le divisioni dentro la sinistra potevano dare al fascismo un grosso aiuto. Mentre stavamo girando il film alloggiavamo all'albergo Sitea e lì incontrammo Paola Borboni, che era già molto anziana ed era una vera e propria icona dello spettacolo italiano. Ebbi un colloquio con lei, mi chiese la storia del film, fece delle osservazioni molto sensate, mi fece gli auguri e se ne andò: non ricordo un'altra donna capace di essere così magnetica anche solo in un saluto. Nel cast c'erano due torinesi come Gian Maria Volontè e Felice Andreasi, due bravi attori e anche due persone intelligenti, capaci di darmi indicazioni e suggerimenti per quanto riguardava il modo di vivere degli operai» (F. Maselli, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura di, Torino città del cinema, II Castoro, Milano, 2001).Opera chiaramente politica, Il sospetto sfrutta per le sue finalità i caratteri del genere poliziesco in una storia di delatori nella Torino anni Trenta, scritta splendidamente da uno dei maestri della sceneggiatura italiana, Franco Solinas. Francesco Maselli con questo film si inserisce nel dibattito interno al Partito Comunista degli anni Settanta, tratteggiando l'attività positiva e gli errori dei Comunisti nell'epoca fascista senza travisare la verità storica. Il sospetto appare in equilibrio tra le ragioni "commerciali" dell'intreccio narrativo e quelle dell'analisi politica di un periodo della storia italiana. L'accuratezza dell'ambientazione in una Torino anni Trenta chiusa e fredda nelle geometrie fasciste di una buona parte del centro storico, ben collima con le tensioni e ì sospetti di fascisti e antifascisti. Alcuni di luoghi principali della città (la basilica di Superga, il parco dl Valentino, il Museo Egizio) fanno da sfondo alla ricerca della spia da parte del protagonista, un Gian Maria Volontè misurato e attento a non eccedere in istrionismi.
La stampa
«Il merito del regista di fronte a questa vicenda politica così ristretta e individuale è stato [...] di privilegiare il momento esistenziale su quello storico. Emilio è prima di tutto un uomo che rischia la vita per la causa in cui crede; e poi, non necessariamente, il militante comunista italiano degli anni Trenta. Tuttavia Maselli ha saputo ricostruire la dimensione storica coi mezzi propri dell’arte ossia in maniera implicita e indiretta. Così non è nelle spiegazioni ideologiche della dirigente Teresa che noi cercheremo la storia; né nella rivelazione del funzionario dell’Ovra; bensì nella realtà quotidiana che Maselli ci fa vedere come guardata dagli occhi di Emilio. Sono strade, giardini, stazioni, ambienti privati e paesaggi di Parigi e di Torino visti, come dice Rimbaud in un suo poema in prosa, “attraverso l’idea” di Emilio. Un’idea necessaria tetra, ossessiva e opprimente; ma come poteva essere altrimenti in un tempo in cui la scelta era, appunto, tra due dittature di classe, e la storia era sinonimo di angoscia?» (A. Moravia, “L’Espresso” n. 11, 1975).
Note
La produzione dovette modificare il titolo originale, II sospetto, in Il sospetto di Francesco Maselli a causa dell'intervento della casa di produzione americana RKO la quale pretese che Il sospetto restasse in esclusiva il titolo del film realizzato da Alfred Hitchcock nel 1941 (Suspicion).
GIAN MARIA VOLONTE’, appunti di vita
Diplomato all'Accademia di Arte Drammatica nel 1957, proveniente dal teatro, conobbe con L'idiota di Dostoevskij (1959) e Il Caravaggio (1964) un notevole successo televisivo. Tra le esperienze teatrali, da Shakespeare ( Giulietta e Romeo, 1960) a Goldoni ( La buona moglie, 1963), al Vicario di R. Hochhuth (1965), al teatro-tenda, la più importante fu forse quella (1960-61) con gli Artisti Associati, in cui interpretò il personaggio di Nicola Sacco in Sacco e Vanzetti di Roli e Vincenzoni. Negli anni Sessanta passò anche al cinema, esordendo nel 1960 con D. Coletti in Sotto dieci bandiere, affermandosi tra gli interpreti di punta in film civili ( Un uomo da bruciare, 1962; Il terrorista, 1963; Svegliati e uccidi, 1966; A ciascuno il suo, 1967, di E. Petri, vincitore del nastro d'Argento; I sette fratelli Cervi, 1968; Banditi a Milano, 1968; L'amante di Gramigna, 1969) e in western all'italiana soprattutto quelli diretti da S. Leone, in cui interpreta il ruolo del cattivo e del cinico ( Per un pugno di dollari, 1964; Per qualche dollaro in più, 1965, Quién sabe?, 1967, di D. Damiani). Ma fu con Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) che la sua straordinaria capacità e il suo impegno politico lo lanciarono in una svariata serie di interpretazioni: Uomini contro (1970), Sacco e Vanzetti (1971), La classe operaia va in paradiso (1971), Il caso Mattei (1972), Sbatti il mostro in prima pagina (1972), Giordano Bruno e Lucky Luciano (1973), Il sospetto (1975), Todo modo (1976), Io ho paura (1977), Cristo si è fermato a Eboli (1979). Ha lavorato anche all'estero: in Francia per I senza nome (1970) e L'attentato (1973), in Messico per Actas de Marusia (1976), in Svizzera per La morte di Mario Ricci che, dopo alcune prove poco riuscite, gli ha permesso di vincere a Cannes, nel 1983, il premio per la miglior interpretazione. Tra i film successivi ricordiamo Cronaca di una morte annunciata (1987) di F. Rosi, tratto dall'omonimo romanzo di Garcìa Márquez; Il caso Moro (1986) di G. Ferrara, L'opera al nero (1988) di A. Delvaux, Tre colonne in cronaca (1990) di C. Vanzina, Porte aperte (1990) di G. Amelio, Una storia semplice (1991) di E. Greco. Muore sul set di Lo sguardo di Ulisse di T. Anghelopoulos. Di sé Volontè diceva "Essere un attore è una questione di scelta che si pone innanzitutto a livello esistenziale: o si esprimono le strutture conservatrici della società e ci si accontenta di essere un robot nelle mani del potere, oppure ci si rivolge verso le componenti progressive di questa società, per tentare di stabilire un rapporto rivoluzionario fra l'arte e la vita": personalità poliedrica, grandi abilità tecniche, grande sensibilità artistica e finezza d'arguzia nella caratterizzazione dei personaggi e forte presenza magnetica sullo schermo, dimostra la sua matura recitazione non priva di toni aggressivi in tutti i personaggi che si trova a interpretare, trovando la sua dimensione ideale nel cinema drammatico di impegno politico e sociale (per la preparazione del personaggio di Moro si racconta che si concentrasse immensamente, cercando di elaborare e fissare nella mente i modi di essere e gli atteggiamenti del suo personaggio).MyMovies
Ad aprire la serata, cinedocumenti con protagonista Gian Maria Volontè.
Eventi Speciali 7°-8° e 9°appuntamento (16-17-18 dicembre 2014)
Il 16, 17 e 18 dicembre 2014, alle ore 21
tre imperdibili eventi speciali!
Mar 16/12 ore 21,00 1°Evento speciale!
dedicato alle 60 primavere del film SENSO, capolavoro di Luchino Visconti
Rosario Tronnolone presenta Senso,L.Visconti, It, 1954,115’
Mer 17/12 ore 21,00 2°Evento Speciale!
Ugo G.Caruso presenta
Omaggio al premio Nobel della Letteratura’14 Patrick Modiano
Sarà ospite l’attore Mario Schittzer
Il profumo di Yvonne, P.Leconte, Fr, 1994, 89’
Lettura di brani da Modiano Corner Einaudi di titoli Modiano
Gio 18/12 ore 21,00 3°Evento Speciale!
dulcis in fundo e stavolta per davvero, ai morbidi ed irresistibili 50 anni della mitica Nutella… W la NUTELLA! I 50 anni della cioccolata italiana spalmabile più buona al mondo(1964-2014) a cura di P.Salvatori
Bianca, N.Moretti, It, 1984,95’
Caroselli chocolat ad inizio serata…
Eventi Speciali 10°appuntamento (30 gennaio 2015)
IL FLAUTO MAGICO
di WOLFGANG AMADEUS MOZART
Sabato 10 e mezza di sera
Vienna tra l’8 e il 9 ottobre 1791
Mia carissima, amatissima mogliettina!….Benchè il sabato non sia un giorno favorevole, l’opera è stata rappresentata con il teatro al completo e ha avuto molti applausi e molte richieste di bis. …Durante l’aria di Papageno, con il glockenspiel ho provato un grande desiderio di recitarla io stesso. Sono andato dietro la scena, e , per scherzo, quando Schikaneder aveva un momento di pausa ho suonato un arpeggio. Lui si è spaventato ha guardato dietro le quinte e mi ha visto. Alla pausa successiva non ho fatto nulla. Allora lui si è fermato e sembrava non volesse continuare. Ho capito cosa aveva in testa e ho suonato un nuovo accordo. Lui ha dato un colpo al glockenspiel e ha detto “Stai Zitto”. Si sono messi tutti a ridere. Lo scherzo deve aver fatto capire per la prima volta a molti che non era Schikanader a suonare lo strumento…
Nel resoconto della prima rappresentazione del Flauto Magico emerge, in tutto il suo carattere, la figura del Mozart uomo e artista desideroso di condividere l’emozione per la messa in scena di un’opera complessa come soltanto un musicista di tale livello, nel suo ultimo anno di vita, poté realizzare. Il flauto magico (KV 620 Singspiel in due atti ) può essere letto come fiaba per bambini, come racconto massonico o come storia a contenuto illuminista. La vicenda sottolinea, però, anche lo sviluppo di un individuo che, da giovane, ignorante e debole che era, diventa saggio, sapiente e uomo attraverso la scoperta dell’amore e il superamento di prove iniziatiche Sulla base della popolare Zauberoper, connotata dalla compresenza del meraviglioso e dello spettacolare, del comico e del sentimentale, Mozart, che intervenne in misura cospicua sul libretto di Schikaneder nel corso della composizione, innestò un’interpretazione musicale tale da trascendere ogni tradizione e convenzione. Nell’opera quindi coesistono e interagiscono, come elementi organici di uno stesso mondo fantastico, il serio e il comico, il sublime e il triviale, la solennità del rito iniziatico e la banalità della vita quotidiana. Per questa geniale sintesi di arte ‘alta’ e arte ‘bassa’ Mozart ricorre a un gamma, inaudita per ampiezza e varietà, di registri stilistici per cui si possono identificare rimandi a varie forme e generi musicali: dall’ouverture francese al corale luterano, dall’aria italiana sia dell’opera buffa che dell’opera seria, al recitativo accompagnato secondo il modello di Gluck. E’ questo che rende l’opera godibile per tutti. La varietà delle scelte tematiche e stilistiche sembra quasi aver incoraggiato le rivisitazioni cinematografiche, pittoriche e musicali che da parte di numerosi artisti sono state realizzate negli anni e che costituiscono un grande omaggio al musicista testimoniando, allo stesso tempo, la valenza universale di un’ opera d’arte in grado di parlare e di emozionare ancora oggi. Insieme visiteremo le più interessanti.
Paola Ferrantelli
Eventi Speciali 11°appuntamento (8 febbraio 2015)
FOTOROMANZO. Da genere a medium
intervengono Patrizia Salvatori e Francesca Orsi
Una due giorni targata Fotoromanzo. La serata dell'8 febbraio presso Alphaville Cineclub è stata pensata come inizio ad un percorso di ricerca sul fotoromanzo che troverà una sua concretizzazione nella mostra “Bettina, la rivale. Percorso per amatori evoluti” di Elisa Abela, lunedì 9 febbraio alle ore 18 presso l' AOC F58 – Galleria Bruno Lisi.
Nella serata dell'8 febbraio Patrizia Salvatori e Francesca Orsi
presenteranno il fotoromanzo da due punti di vista differenti: quello storico e quello artistico, con la proiezioni di due documentari che testimoniano proprio questo passaggio: “L'amorosa menzogna” di Michelangelo Antonioni e “Io e Calliope” di Ileana Florescu.
Negli anni '80 si è assistito ad un declino di quello che era nato come un genere vero e proprio, una rapida discesa fino a quasi l'oblio, fino ai giorni nostri quando l'arte contemporanea ha cominciato ad impossessarsi del fotoromanzo come medium, come uno strumento per comunicare i propri contenuti in maniera semplice e diretta. Elisa Abela con “Bettina, la rivale” , Ileana Florescu con “Io e Calliope” - progetto fotografico e documentario di traslazione in fotoromanzo di grandi opere letterarie come “La fattoria degli animali”, “Il maestro e Margherita” e molti altri – Fotoromanzo Italiano che si concentra su un progetto di fiction e di ricerca visiva come mezzo di sagace
critica e satira alla società contemporanea.
Al talk fotoromanzesco seguirà la proiezione del film “Prenom Carmen” di Jean-Luc Godard secondo la programmazione di Alphaville Cineclub
Eventi Speciali 12°appuntamento (27 febbraio 2015)
ALPHAROCK
*Venerdì 27 febbraio ’15 alle ore 21.00 primo appuntamento con ALPHAROCK, nuovo contenitore dedicato alla musica rock di e con il musicista Andrea Raimondo!Focus sui Pink Floyd !
…Ci sono dischi che hanno segnato la storia non solo del secolo scorso, ma delle nostre vite. Album che hanno nutrito i nostri immaginari, dato corpo ai nostri sogni, plasmato utopie, influenzato i nostri progetti, il nostro sguardo sul mondo, lo sviluppo dei rapporti umani, la comprensione di ciò che ci circonda. Opere eterne, che risuonano nel tempo, che sanno interpretare il reale ma lo sanno al contempo trascendere, per regalarci nuove prospettive, inediti orizzonti, clandestine voglie corsare. ALPHAROCK vuole essere l’occasione per fermarci ad ascoltarle di nuovo o forse per la prima volta, per riviverne le storie sottese, scoprirne la genesi, riassaporarne il senso ultimo e la loro infinita bellezza, come davanti ad un grande film. In fondo il rock è una luminosa visione, tanto più limpida proprio perché non filmata, ma solo evocata, che se la si lascia entrare libera i nostri sensi e apre le menti, per cambiare meravigliosamente il corso delle nostre vite. PRIMO CONTENITORE DI MUSICA ROCK NELLA SALETTA DI UN CINECLUB , ALPHAROCK VI ASPETTA CON IL MUSICISTA ANDREA RAIMONDO, curatore dell’evento, PER LA LA PRIMA PUNTATA DI UN VIAGGIO TRA LE NOTE DELLA NOSTRA VITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!
The dark side of the moon
Il disco perfetto, il capolavoro assoluto dei Pink Floyd, una delle opere artistiche più importanti del XX secolo. Un viaggio all’interno della dimensione esistenziale, nel mistero profondo della vita e della morte. Un caleidoscopio sonoro ammaliante, visionario, spaziale, che penetra e racconta l’alienazione e la follia umana nel tentativo di poterla poi trascendere, alla ricerca di un altrove sconosciuto, quel “lato oscuro della luna” dal fascino conturbante, oscuro, magnetico come questo album, che viaggia nell’infinito, fuori dai confini dello spazio e del tempo. A.Raimondo
Eventi Speciali 13°appuntamento (3 marzo 2015)
Martedì 3 marzo‘015 ore 21,00
Alphaville ‘Eventi speciali’
presenta
Serata tributo per
Carlo Mazzacurati
A cura e con Ugo G.Caruso
Un’altra vita
Regia: Carlo Mazzacurati, It,1992, 95’
Sceneggiatura: C.Mazzacurati, F.Bernini
Cast: S.Orlando, A.Biedrzyńska, M.Scattini, C. Amendola
Ospiti della serata gli sceneggiatori Franco Bernini, Doriana Leondeff,
e l’interprete Pasquale Anselmo
A poco più di un anno dalla scomparsa, Alphaville Cineclub e lo storico del Cinema Ugo G.Caruso dedicano la serata del 3 marzo prossimo a Carlo Mazzacurati (1958-2014), cantore della vita di provincia italiana, ed a uno dei suoi lavori più significativi in seno ad un percorso cinematografico insolito ed unico nel nostro Paese.
Il film sarà preceduto dalla introduzione dello storico del cinema Ugo G. Caruso e sarà arricchita dalla presenza di ospiti legati alla pellicola ed al suo regista…
SARANNO INFATTI NOSTRI OSPITI I SUOI SCENEGGIATORI FRANCO BERNINI E DORIANA LEONDEFF E L’ATTORE PASQUALE ANSELMO.
Siamo a Roma. Saverio, un dentista, incontra una ragazza di origine russa che vuole sottoporsi a un intervento urgente. L'uomo, dapprima titubante, accetta e lavora tutta la notte. Alia, la ragazza, però fugge senza compensarlo. Alcuni giorni più tardi lei chiede di essere ospitata. Nasce una passione ma poi lui scopre che ... Applausi sinceri a tutti gli interpreti principali.
Si dice che chi cresce imparando ad amare la provincia non riesca mai a dimenticarla veramente. Il cinema di Carlo Mazzacurati nasce proprio da qui, dall'affetto per i luoghi marginali, abitati da gente comune che non porta mai la cravatta se non nei giorni di festa, ed abita case lontane dal chiasso delle metropoli. Dietro a questi luoghi si nasconde il desiderio di raggiungere la ricchezza della vita semplice, di accettarne con serenità le debolezze e i vizi. È questo il microcosmo che ha raccontato Mazzacurati, un mondo fatto di uomini sfortunati, persone estranee al lusso e visceralmente attaccate alla dignità dei gesti concreti, un mondo al limite che include anche chi ce l'ha messa tutta e non sempre ne è uscito vincente, i vitelloni, gli emigrati ed i ladri improvvisati. Mymovie
Ciao, Monica!
Eventi Speciali 14°appuntamento (15 marzo 2016)
Martedì 15 marzo h 21.00
Omaggio a
Giorgio Bassani
(1916-2016)
Proiezione di
Il giardino dei Finzi Contini
V.De Sica, It, 1970, 92’
Giorgio Bassani nasce a Bologna il 4 marzo del 1916 da una famiglia della borghesia ebraica, ma trascorre l'infanzia e la giovinezza a Ferrara, città destinata a divenire il cuore pulsante del suo mondo poetico, dove si laurea in Lettere nel 1939.
Durante gli anni della guerra partecipa attivamente alla Resistenza conoscendo anche l'esperienza del carcere; nel 1943 si trasferisce a Roma, dove vivrà per il resto della vita, pur mantenendo sempre fortissimo il legame con la città d'origine. E' solo dopo il 1945 che si dedica all'attività letteraria in maniera continuativa, lavorando sia come scrittore (poesia, narrativa e saggistica) sia come operatore editoriale: è significativo ricordare che fu proprio Bassani ad appoggiare presso l'editore Feltrinelli la pubblicazione del "Il gattopardo", romanzo segnato dalla stessa visione liricamente disillusa della storia che si incontra anche nelle opere dell'autore de "Il Giardino dei Finzi Contini".
Giorgio Bassani lavora anche nel mondo della televisione, arrivando a ricoprire il ruolo di vicepresidente della Rai; insegna nelle scuole ed è stato anche docente di storia del teatro presso l'Accademia d'Arte Drammatica di Roma. Partecipa attivamente alla vita culturale romana collaborando a varie riviste, tra cui "Botteghe Oscure", rivista di letteratura internazionale uscita tra il 1948 e il 1960.
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Va inoltre ricordato il suo lungo e costante impegno come presidente dell'associazione "Italia Nostra", creata in difesa del patrimonio artistico e naturale del paese.
Dopo alcune raccolte di versi (tutte le sue poesie verranno poi raccolte in un unico volume nel 1982, con il titolo "In rima e senza") e la pubblicazione in un unico volume delle "Cinque storie ferraresi" nel 1956 (alcune però erano già comparse singolarmente in varie edizioni), Bassani raggiunge il grande successo di pubblico con il già introdotto "Il giardino dei Finzi Contini" (1962): nel 1970 il romanzo riceverà anche un'illustre trasposizione cinematografica per opera di Vittorio De Sica, dalla quale però Bassani vorrà sempre prendere le distanze.
Le opere successive dello scrittore, sviluppate tutte intorno al grande tema geografico-sentimentale di Ferrara sono "Dietro la porta" (1964), "L'Airone" (1968) e "L'odore del fieno" (1973), riunite nel 1974 in un unico volume insieme al romanzo breve "Gli occhiali d'oro" (1958), dal significativo titolo "Il romanzo di Ferrara".
Dopo un lungo periodo di malattia, segnato anche da dolorosi contrasti all'interno della sua famiglia, Giorgio Bassani si spegne a Roma il 13 aprile del 2000.
Eventi Speciali 15°appuntamento (1 aprile 2016)
Venerdì 1 aprile h 21.00
ritorna ALPHAROCK
Dedicato a
David Bowie,
ritorna ALPHAROCK,il contenitore musicale a cura e con il musicista ANDREA RAIMONDO, grazie all’ omaggio inevitabile ma profondamente sentito ad un artista totale, che ha saputo traslare e riscrivere le regole della musica, del costume, dell'arte e della comunicazione a più livelli, sperimentando costantemente nuove forme e nuovi linguaggi. Audace e coraggioso nel rimettersi costantemente in discussione come uomo e come artista, ha rappresentato un connubio profondo e indissolubile tra arte e vita come raramente è avvenuto in passato. Pietra angolare nella storia del rock, attraverso i suoi dischi e i suoi live ha veicolato nuovi valori, smascherando ipocrisie e falsi pudori a cui il rock stesso era avvezzo e ha dato il via a nuove tendenze e nuovi generi che hanno rivoluzionato il modo di concepire e fare musica.
La sua esperienza artistica e umana è tra le più importanti e rappresentative del Novecento e, per quanto possibile tenteremo di ripercorrerla interamente nel prossimo imperdibile appuntamento di ALPHAROCK. Vi aspettiamo numerosi, colorati, irriverenti, romantici, brillanti, eccessivi, decadenti, appassionati....David non potrà che esserne felice!
Ancora e sempre … W Bowie!
Eventi Speciali 16°appuntamento (3 maggio 2016)
Martedì 3 maggio h 21.00
Evento Prince!
Serata ricordo tra video, musica, parole a cura e con il musicista
Andrea Raimondo
Una serata in saletta insieme al musicista ANDREA RAIMONDO per raccontare l'epopea del folletto di Minneapolis che cambiò per sempre il corso della black-music: dalle bizzarre performance degli anni Settanta alla stardom mondiale del decennio successivo, fino alle recenti "abiure", metamorfosi e resurrezioni. La storia dell'impareggiabile compositore e multistrumentista di nome Rogers Nelson, scomparso il 21 aprile 2016 all'età di 57 anni sarà ripercorsa in saletta con l’ausilio di filmati e video anche insoliti … Un saluto ad un artista colonna sonora di tanti di noi!
non potrà che esserne felice!
Eventi Speciali 17°appuntamento (10 maggio 2016)
Martedì 10/5 h 21.00
Serata Natalia Ginzburg (1916-2016)
a cura e con P.Salvatori
Proiezione di
Caro Michele,
M.Monicelli, It, 1976,108’
e lettura di un racconto inedito
Michele è un giovane ex sessantottino emigrato a Londra, da dove continua a scrivere lettere ai suoi familiari, all'amico "particolare" Osvaldo e alla giovane Mara, una ragazza un po' svitata il cui figlio potrebbe essere di Michele. Mara conosce i familiari di Michele, tipici personaggi borghesi assai diversi da lei, e poi parte per girare l'Italia in taxi con il suo bambino, mentre arriva la notizia che Michele è morto in una sommossa studentesca a Bruges. Il romanzo di Natalia Ginzburg del 1973, da cui il film è tratto, affrontava il tema della disperazione giovanile dopo gli anni rivoluzionari del '68. Monicelli si concentra in particolare sul personaggio di Mara, che è la bravissima Mariangela Melato, facendone un hippie piena di coraggio e aggressività, diversa dalla ragazza del romanzo. Michele, come nel libro, non compare mai. Interpretano piccole parti alcuni famosi non-attori come il regista Eriprando Visconti, lo sceneggiatore Fabio Carpi e il poeta Alfonso Gatto, nel ruolo del padre di Michele.
Eventi Speciali 18°appuntamento (17 maggio 2016)
Martedì 17/5 h 21.00
La Palma d’oro 2016 a Jean Pierre Leaud!
Proiezione di
Il Vergine
J.Skolimowski, B, 1967, 87’
e sequenze da F.Truffaut e lettura di un racconto inedito
SINOSSI DEL FILM
Il ventenne Marc lavora come assistente parrucchiere in un grande salone frequentato da facoltose signore, nutrendo il sogno di diventare pilota da corsa. Per essere ammesso all'imminente competizione deve, tuttavia, procurarsi una Porsche 911 S: tenterà di ottenerla con ogni mezzo a sua disposizione, anche impegnando i capelli di una ragazza, forse, innamorata di lui.
Nello stesso anno di Mani in alto!, il suo quarto lungometraggio bloccato dalla censura polacca, Jerzy Skolimowski gira in Belgio Il vergine, attirando su su di sé l'attenzione della critica internazionale. In breve, si tratta di un nuovo debutto, di una rinascita benedetta dal sole abbagliante della Nouvelle Vague, non soltanto per la presenza fisica di Jean-Pierre Léaud, perfettamente capace di comunicare insicurezza e determinazione, timidezza e una vena di sana follia. Nella concitazione, nelle stranezze, nei bronci e nei sorrisi dell'attore prediletto da Truffaut, infatti, si specchia l'ombra lunga delle tecniche e delle teorie di "cinema diretto" del movimento francese, la volontà di rottura verso i metodi tradizionali, la rivoluzione del Godard più anarchico, con i suoi giochi da cinema muto, l'esuberanza e l'assurdità di una libertà ripetuta 24 volte al secondo.
L'ansia di espressione del cineasta polacco, di fatto impossibilitato a continuare il proprio percorso in patria, pervade ogni sequenza, insegue i corpi e esplode nelle gag con il fine di raccontare l'apprendistato alla maturità, la "partenza" (come indica il titolo originale) verso l'età adulta di un ragazzo che non sa, o non vuole sapere, di essere già uomo: il sogno di Marc, così fortemente desiderato e ad un passo dall'essere realizzato, si rivelerà in tutta la sua inconsistenza in un dolce-amaro risveglio che ha il sapore dell'inevitabile cambiamento.
Vitale e articolato impasto di profondità psicologiche e vezzi d'auteur con un velo di calibrata malinconia, Il vergine vale anche come documento di un'epoca, costituendo la punta di diamante della reazione diretta della Nouvelle Vague sulle cinematografie di Stato dei Paesi dell'Est da cui proviene il regista. Anche attraverso il corpo-icona di Léaud, dopotutto, Skolimowski continua - e forse qui conclude - quella strada di autobiografismo generazionale affrontata nei precedenti Segni particolari: nessuno, Walkower e Barriera. Vinse l'Orso d'oro al Festival di Berlino.
Eventi Speciali 19°appuntamento (24 maggio 2016)
Martedì 24/5 h 21.00
Serata Agatha Christie!(1976-2016)
Proiezione del film
Dieci piccoli indiani
R.Clair, USA, 1945, 97’
SINOSSI DEL FILM
Una decina di persone viene invitata a trascorrere un fine-settimana in una villa sull'isola di Little Indians, di proprietà del misterioso signor U. N. Owen (che in inglese suona come unknown, sconosciuto). Convocati come ospiti, collaboratori o personale di servizio, nessuno di loro ha mai incontrato il padrone di casa. Eppure Owen li conosce molto bene. Sa che ognuno di loro è colpevole, impunito, di omicidio e, attraverso un disco messo sul grammofono dall'ignaro maggiordomo, legge agli "imputati" i rispettivi capi d'accusa. Poco dopo uno degli ospiti muore avvelenato e una mano ignota spezza la prima di dieci statuette raffiguranti altrettanti piccoli indiani…. Deliziosa trasposizione in chiave di black comedy di uno dei più geniali intrighi di Agatha Christie, la versione diretta da Renè Clair è la prima a istituire quella variante nella trama costituita dal lieto fine: nel romanzo infatti nessuno si salvava e il mistero veniva svelato da una confessione scritta dell'assassino. Per il resto il meccanismo funziona con la stessa perfezione con cui era stato concepito, lubrificato da un ottimo ritmo narrativo in cui si equilibrano suspense e umorismo. Alla scelta di non impiegare attori di richiamo come protagonisti (il pubblico capirebbe subito che il personaggio interpretato da una star hollywoodiana è destinato a salvarsi) fa da contrappeso la presenza di uno stuolo di straordinari caratteristi diretti con finissima ironia dal regista francese, alla sua quinta e ultima esperienza di regia in America. …e poi non ne rimase nessuno!